Il bambino senza nome ebook

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Titolo: Senza Nome Autore: Pietro Speranza Collana: Edificare Universi Prezzo: 15,90 Ebook: 5,49 Pagine: 268 Isbn: “ Era stato anche lui un figlio. Com’era possibile, adesso, privare di simili gioie future il bambino che non credeva di desiderare?” A VOLTE SONO LE SCELTE PIÙ NATURAL IVELARSI LE PIÙ COMPLESSE. UN ROMANZO APPASSIONANTE, INTENSO, UN LIBRO DIFFICILE DA CHIUDER MPOSSIBILE DA DIMENTICARE. Mantova, Centro per la sterilità di coppia. Ersilia e Pietro Pavesi incontrano, per caso, Patrizia e Mariano Ferrari nell’ambulatorio del Direttore del Centro. I comuni problemi avvicinano le due coppie, che progettano di trascorrere le vacanze estive insieme, fra il Cilento e la Valsesia. Durante il soggiorno, però, tra i quattro protagonisti inizieranno a crearsi dinamiche impreviste. Ersilia e Mariano scopriranno di avere un feeling particolare, mentre fra Patrizia e Pietro emergeranno una facilità di comunicazione e una comprensione che superano di gran lunga il rapporto con i rispettivi partner. Si innescano contemporaneamente la gelosia e i dubbi sulle vere motivazioni che fino a quel momento avevano impedito il concepimento. Il viaggio diventa, in questo modo, un percorso interiore alla scoperta dei propri desideri e delle proprie paure. La penna di Pietro Speranza, sicura, diretta e scorrevole, tratteggia i personaggi con straordinaria attenzione, ricamando dettagli che li rendono profondamente umani, complessi e profondi. Un romanzo appassionante, intenso, un libro difficile da chiudere e impossibile da dimenticare. Pietro Speranza è nato a Vallo della Lucania ( SA) nel 1951. Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’ Università di Napoli, dove si è poi specializzato in Pediatria. Attualmente è primario ospedaliero di Pediatria e Neonatologia. Al di fuori delle pubblicazioni scientifiche, è autore di: La rivoluzione nel cuore, Casa Editrice ELI.
RCS LIBRI Cerca Libri Autori Video Eventi Percorsi Davide Morosinotto Il primo episodio della storia del giovane Nemo, il ragazzo destinato a diventare il leggendario Capitano del Nautilus. La storia del capitano che viaggerà per ventimila leghe sotto i mari. Europa, 1829. Un ragazzino dalla pelle scura sbarca da un transatlantico al porto di Le Havre, per raggiungere in carrozza un collegio per gentiluomini nei dintorni di Parigi. Ma non è uno studente come gli altri: è solitario, taciturno, e nessuno sa quale sia il suo vero nome. Chi vuole essergli amico può chiamarlo Nemo. E in collegio Nemo, nonostante la sua diffidenza e il mistero di cui si circonda, trova due amici fidati: la giovane Ashlynn, boccoli biondi da bambola e occhi assetati di libertà, e il valletto Daniel, un passato da acrobata del circo e un cuore generoso. Soltanto a loro il ragazzo rivela il suo segreto: da dove viene e perché ha perduto il suo nome. Nemo ha una missione da compiere. Qualcuno ha attraversato l’ Oceano per dargli la caccia. E lui è più che mai deciso a non farsi trovare. Insieme, i tre amici partiranno per una grande avventura, che richiederà intraprendenza, fiducia e molto coraggio. Il primo episodio della storia del giovane Nemo, il ragazzo destinato a diventare il leggendario Capitano del Nautilus. La storia del capitano che viaggerà per ventimila leghe sotto i mari. Europa, 1829. Un ragazzino dalla pelle scura sbarca da un transatlantico al porto di Le Havre, per raggiungere in carrozza un collegio per gentiluomini nei dintorni di Parigi. Ma non è uno studente come gli altri: è solitario, taciturno, e nessuno sa quale sia il suo vero nome. Chi vuole essergli amico può chiamarlo Nemo. E in collegio Nemo, nonostante la sua diffidenza e il mistero di cui si circonda, trova due amici fidati: la giovane Ashlynn, boccoli biondi da bambola e occhi assetati di libertà, e il valletto.
I soldati parlottarono tra di loro per un bel po’; alla fine raggiunsero un accordo. Il sergente Kulis mi fece alzare in piedi, mi puntò un dito sul petto e disse. “ Uldis Kurzemnieks”. Mi ordinò di ripeterlo, ma trovavo difficile pronunciarlo. A ogni tentativo i soldati scoppiavano a ridere e si davano grandi pacche sulle spalle. Questo mi mise a mio agio: cominciai a gironzolare attorno al fuoco, canticchiando quelle parole. Fu così che diventai Uldis Kurzemnieks. Non si esce indenni dalla lettura di Il bambino senza nome di Mark Kurzem. Perché il passato, non solo è una terra straniera, ma è anche abitato da mostri che - si ha un bel daffare a tirare su ponti levatoi, sbarrare ingressi - trovano sempre una feritoia da cui uscire e riapparire come incubi nel presente. Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto sul suo passato avvolto dalla nebbia dei ricordi imprecisi e della volontà di rimozione. Ora, all’improvviso, lascia Melbourne inventando una scusa per la moglie e appare sulla porta di casa del figlio Mark, a Oxford. Stringendo tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro. Alex Kurzem La storia de Il bambino senza nome è raccontata da due narratori - padre e figlio. Il padre racconta ed è la sua voce che prevale anche se filtrata attraverso la narrazione del figlio che fa domande, aggiunge e poi riferisce delle sue ricerche, una volta che inizia una vera e propria indagine per colmare le lacune dei ricordi del padre o per accertarne la veridicità. È un narratore inaffidabile, il padre, perché è passato così tanto tempo e perché lui era solo un bambino quando accaddero i fatti che ora racconta. Tutto era.